Un tributo a Eugenio Montale, uno dei maggiori poeti italiani del Novecento, a cento anni dalla pubblicazione di Ossi di Seppia (1925) e a cinquant’anni dal conferimento del Premio Nobel per la Letteratura (1975).
In questa raccolta, Montale dà voce al senso di precarietà e disincanto dell’uomo moderno attraverso immagini di una natura arida, segnata da ossi di seppia, relitti e scarti marini: simboli di ciò che resta dell’esistenza dopo il passaggio della vita.
La sua poesia diventa così metafora universale della condizione umana, tra fragilità, perdita e ricerca di senso, e continua ancora oggi a parlare al lettore con intensità e attualità.
Lectio Irene Palladini UniCa,
Voce Michela Atzeni,
Interventi musicali Oboe Francesca Viero